Consiglio regionale
del Piemonte




Relazione alla Proposta di legge regionale n. 342.

Sicurezza, pulizia e naturalita' dei Fiumi



Le alluvioni disastrose sono un sintomo acuto e locale di un malessere diffuso in tutto il territorio: se vogliamo guarire dalle prime, dobbiamo curare il secondo.
Dopo la tragica esperienza del 1994, si sarebbe dovuto riforestare il territorio del bacino e lasciare libere da costruzioni le aree a rischio; invece l'edificazione nel territorio del bacino e' aumentata dappertutto e tutti i piani regolatori comunali hanno ampliato la superficie edificabile.
Purtroppo spesso nei Comuni alluvionati c'e' stata una duplice gara: realizzare grandi arginature e mettere a punto nuovi strumenti urbanistici per poter costruire ancora di piu'!
Il territorio ha continuato ad essere consumato con nuove edificazioni rendendolo quindi piu' impermeabile e cosi' le piogge dell'autunno dello scorso anno si sono riversate su di un territorio ancora meno adeguato.
La pioggia penetra sempre di meno nel terreno, e si riversa invece velocemente nei fiumi formando onde di piena che hanno conseguenze drammatiche.
Si sono anche scavati i fiumi, e spesso oggi i cumuli dei materiali estratti sono ancora li', nei pressi dei luoghi oggi ancor piu' alluvionati, a dimostrare l'inutilita' di questi interventi, che arrivano ad essere altamente controproducenti in quanto rettificano l'alveo e permettono all'acqua di scorrere piu' veloce aumentando la sua pericolosita' a valle.
Ma le cause dei disastri verificatisi in questi anni sono molte ed interagenti. A questo proposito ricordiamo le parole del Prof. Passino all'audizione della VIII Commissione Parlamentare all'indomani dell'alluvione dell'ottobre del 2000 che ben riassumono lo stato dei nostri fiumi ed in particolare del fiume Po : "Quando un fiume non ha le fasce fluviali, quando gli si tolgono le anse, quando si modifica la sezione dell'alveo, quando si realizzano opere al suo interno, quando le citta' hanno uno sviluppo urbanistico che va verso il fiume .... quando l'agricoltura ..... tende ad avvicinarsi al fiume soffocandolo, quando le norme vigenti non sono rispettate (penso alla norma prevista dal decreto n. 523 del 1905, che impone la fascia di rispetto di nove metri sui fianchi dei fiumi: non c'e' regola piu' inosservata!), quando il sistema di controllo non controlla e non fa osservare le regole, quando il demanio fluviale viene gestito come e' stato gestito, cioe' in modo totalmente divaricato rispetto alla gestione del fiume ... quando si procede non solo a concessioni ma addirittura a sdemanializzazioni, quando non esiste piu' una cartografia demaniale che rappresenti la situazione del demanio ... , quando si verifica tutto questo, ci troviamo di fronte ad un insieme di situazioni che sinergicamente influiscono sulle conseguenze delle alluvioni".
E' chiaro che, di fronte a tutto questo, si tratta di operare per ricreare le condizioni minime per risanare il nostro territorio, agendo in tutti i campi, e per invertire la tendenza altrettanto in tutti i campi (agricoltura, urbanistica, controlli, ...).
Per evitare che l'onda di piena sia disastrosa occorre "rallentare la discesa verso il fiume dell'acqua che cade dal cielo", a partire da dove cade, cioe' da tutto il territorio del bacino.
Occorre pertanto privilegiare innanzitutto gli interventi estensivi "a monte" e "fuori dal corso d'acqua", in tutto il territorio del bacino in cui cade la pioggia, in quanto e' proprio li' che la pericolosita' si forma.
Al fine di aumentare la percentuale di acqua che viene trattenuta dal terreno (e quindi ritardata), il territorio del bacino deve essere il piu' possibile forestato e, meglio, a vegetazione naturale, o, almeno, usato in forme opportune di agricoltura che non lo lascino spoglio a ottobre-novembre.
Al fine di non aumentare la quota di territorio impermeabilizzato, occorre, in tutto il bacino, calmierare la nuova edificazione, subordinandola ad una corrispondente decostruzione, ed incentivando invece il riutilizzo delle superfici gia' coperte.
Occorre inoltre, il piu' a monte possibile, consentire al fiumi di potersi espandere, in modo che l'eccesso di acqua possa essere rallentato e contenuto progressivamente senza catastrofi. Ciascun Comune, da monte a valle, e' chiamato ad accettare una debita parte di disagi ed a lasciare un debito spazio programmato per la piena del fiume: se viceversa ciascuno si ingegnera' a tutelate tutto il proprio territorio canalizzando il fiume, la piena si riversera' sui Comuni piu' a valle con effetti incontenibili.
All'esterno del centro abitato, occorre rimuovere, finanziandone integralmente il costo, ogni insediamento improprio che in passato sia stato consentito in zona fluviale, sia se si tratta di abitazioni, sia se si tratta di impianti o di infrastrutture, sia, a maggior ragione, se si tratta di impianti contenenti materiali pericolosi.
A fronte di questa analisi, occorrono soprattutto INTERVENTI NON STRUTTURALI, quali:
- regolamentazione dell'uso del suolo in tutto il bacino, evitando l'ulteriore impermeabilizzazione o subordinandola ad una corrispondente decostruzione;
- regolamentazione dell'uso del suolo nelle fasce a rischio di esondazione, impedendo ulteriori insediamenti e finanziando la rilocalizzazione di quelli esistenti, con priorita' alle situazioni per le quali l'esondazione potrebbe comportare rischio di morte per gli abitanti e rischio di inquinamento grave per spandimento di sostanze tossiche depositate;
- previsione meteorologica e rilevamento precipitazioni, con opportuni modelli previsionali della piena in tempo reale;
- riforestazione del territorio "a lato e a monte", meglio se in modo naturaliforme;
- uso agricolo appropriato del suolo non riforestabile (es. ad ottobre il suolo deve essere vegetato);
- recupero di zone umide e di territori golenali impropriamente sottratti al fiume.
Vanno nel contempo evitati INTERVENTI CONTROPRODUCENTI, quali:
- riduzione della scabrezza di alveo, sponde, golena, in quanto aumenta la velocita' di scorrimento;
- estrazione di materiale inerte dall'alveo e dalle sponde (rettifica il fiume ed aumenta la velocita'), salvo i casi, da misurarsi e valutarsi, dove sia necessario trasferire materiale accumulatosi localmente per effetto di opere artificiali, quali traverse, in altre aree dove avviene il fenomeno opposto;
- rimozione di arbusti ripariali (aumenta la velocita');
- ricalibratura dell'alveo e delle sponde (aumenta la velocita').
Occorre pertanto che le attivita' di previsione e di prevenzione si dirigano verso una serie di azioni che interessano tutta la zona di pertinenza fluviale, monitorandone le situazioni e le trasformazioni incompatibili ed intervenendo di conseguenza.