Consiglio regionale
del Piemonte




Relazione alla Proposta di legge regionale n. 221.

Tutela e uso delle risorse forestali e pascolive e tutela del territorio dal dissesto idrogeologico



Il bosco in Piemonte copre circa il 30% dell'intero territorio (7.430 kmq su 25.340), secondo l'Inventario Forestale Nazionale del 1985.
Negli ultimi anni la superficie forestale piemontese e' sicuramente aumentata, a seguito dell'abbandono dei terreni agricoli, in gran parte delle aree collinari e soprattutto montane, proseguendo la tendenza iniziata nei primi anni '50.
Peraltro a fronte del saldo complessivo positivo, superfici boscate importanti per il loro ruolo ecologico, paesaggistico e protettivo sono state eliminate negli ultimi anni per far posto ad insediamenti produttivi, ma soprattutto turistici e residenziali, anche grazie all'imprecisione degli strumenti urbanistici nella perimetrazione dei boschi.
Se si cerca invece di fare il punto sulla situazione per quanto riguarda i boschi esistenti, il quadro e' piu' complesso.
Innanzitutto si constata che in Piemonte, a differenza di altre regioni settentrionali, la gestione dei boschi non e' pianificata se non in pochi casi (circa il 10% della superficie forestale complessiva), tra i quali spiccano molti Parchi e Riserve Naturali regionali, dotati di Piano d'assestamento forestale e il Consorzio Forestale Alta Val Susa.
Per i boschi non dotati di piano di gestione forestale le norme di riferimento sono ancora oggi le Prescrizioni di Massima e Polizia Forestale ( PMPF ), redatte in attuazione della "legge forestale" del 1923 (R.D.L. 3267/23), in un contesto socio-economico profondamente diverso da quello attuale ed in Piemonte mai piu' aggiornate.
E cosi' negli ultimi 15 anni e' toccato assistere a diffusi e devastanti "tagli a raso" nei cedui "invecchiati" (boschi non piu' utilizzati a seguito dei mutamenti socio-economici del dopoguerra) a prevalenza di specie autoctone come le querce ed il faggio, in naturale evoluzione verso la fustaia, assetto quest'ultimo quasi sempre molto piu' funzionale dal punto di vista della protezione del suolo, della biodiversita' e della fruibilita'.
Accanto all'assenza di norme che tutelino dai tagli di rapina i cedui invecchiati ed i cedui composti, non va taciuto che le procedure amministrative relative agli interventi selvicolturali per la loro complessita' (focalizzata dalla pubblicazione del 1995 "Il bosco: una giungla di leggi" a cura della Coldiretti piemontese) tendono a scoraggiare le poche ditte locali capaci di intervenire sul bosco con serieta' e competenza, traendo un reddito da un'attivita' ecocompatibile come la selvicoltura su basi naturalistiche.
Ad aggravare la situazione, si aggiunge la dispersione e la sovrapposizione delle competenze tra i vari soggetti pubblici e privati (Regione, Istituto per le Piante da Legno e l'Ambiente, Comunita' Montane, Enti di Gestione delle Aree Protette, Corpo Forestale dello Stato, professionisti, Universita',.....) in materia di pianificazione forestale e naturalistica, progettazione, autorizzazione e controllo delle utilizzazioni, finanziamento, assistenza tecnica, ricerca e sperimentazione, gestione forestale.
Quali le conseguenze?
Innanzitutto una parte consistente del patrimonio forestale piemontese non e' sufficientemente tutelato dai possibili danni, in particolare di origine antropica (oltre ai tagli irrazionali, possiamo ricordare la gestione spesso approssimativa degli ungulati selvatici, e l'inquinamento atmosferico che ha tra le sue manifestazioni le "piogge acide") e dalle vere e proprie distruzioni (dissodamento del bosco per far posto ad insediamenti residenziali, impianti di risalita, ecc.).
Dall'altra l'assenza di un quadro normativo di riferimento chiaro, che assicuri una pianificazione ed una gestione forestale diffuse e continuative, non consente una moderna "valorizzazione" del patrimonio forestale, cioe' l'ottimizzazione delle molteplici funzioni che la societa' odierna attribuisce al bosco, con le connesse ricadute economiche ed occupazionali che si potrebbero attivare dalla raccolta e trasformazione del legno (a scopo costruttivo o energetico), dalla protezione del territorio dal dissesto idrogeologico, dal turismo ecocompatibile, dalla protezione della fauna e della natura piu' in generale.
La presente proposta di legge punta ad essere un vero e proprio "testo unico" forestale, accorpando e semplificando l'insieme delle norme regionali esistenti nel settore dei boschi, dei pascoli montani ed in materia di vincolo idrogeologico (ll.rr. 57/79, 45/89 e parzialmente le ll.rr. 56/77, 63/78, 20/89, 72/95), ed allo stesso tempo integrandole ed aggiornandole sostanzialmente, tenendo conto delle molteplici funzioni assegnate al bosco negli ultimi decenni, fatte proprie dagli accordi internazionali sulla gestione sostenibile delle foreste seguiti alla Conferenza di Rio sulla biodiversita'.
I punti essenziali della proposta di legge riguardano due aspetti:
- la TUTELA degli ecosistemi forestali dal punto di vista quantitativo e qualitativo;
- l'incentivo ad una razionale GESTIONE del bosco (selvicoltura su basi naturalistiche) e dell'arboricoltura da legno, momenti fondamentali di un'economia sostenibile dal punto di vista ambientale, che crei redditi ed occupazione a livello locale, impiegando una risorsa rinnovabile, e contribuisca a diminuire il deficit nazionale ed europeo di legname, che ha tra le sue implicazioni lo sfruttamento insensato delle foreste equatoriali.
Per quanto riguarda l'aspetto della tutela si segnalano i seguenti punti (peraltro fondamentali anche per la valorizzazione delle risorse forestali e pascolive):
- la definizione univoca di cio' che s'intende per bosco, valida anche ai sensi della l. 431/85, e derivata dai criteri dell'Inventario Forestale Nazionale Italiano del 1985 e l'obbligo di identificare secondo tale definizione le superfici forestali e pascolive nell'ambito dei Piani Regolatori Generali Comunali;
- l'aggiornamento, in tempi brevi, delle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale, integrando le obsolete disposizioni su base provinciale (redatte dalle CCIAA in attuazione del R.D.L. 3267 del 1923) in un unico regolamento regionale. Come primo passo, l'individuazione dei cedui invecchiati come categoria di bosco da gestire secondo le norme previste per le fustaie, in modo da poter recuperare alla piena funzionalita' (dal punto di vista della protezione del territorio, della valorizzazione dell'ambiente, ma anche della produzione di legname di pregio) una quota rilevante di boschi abbandonati da diversi decenni;
- la comunicazione preventiva all'amministrazione forestale di tutti gli interventi selvicolturali, per consentire una valutazione tecnica preventiva e non solo repressiva;
- la tutela di filari, alberature stradali, boschetti e degli alberi isolati in ambito rurale, per il loro ruolo estetico-paesaggistico e naturalistico;
- al fine di contribuire alla tutela del territorio dal dissesto idrogeologico, l'istituzione del vincolo "forestale ed idrogeologico", che integra il vincolo idrogeologico, istituito dal R.D.L. 3267/23 e finora normato dalla l.r. 45/89, comprendendovi tutti i boschi, i pascoli montani e le superfici cespugliate, oltre alle aree di qualsiasi natura e destinazione soggette a rischio di dissesto idrogeologico, da perimetrare nell'ambito dei PRGC.
Una chiara delimitazione sulle cartografie dei PRGC dei boschi e delle altre superfici non passibili di trasformazione d'uso del suolo (se non a seguito di procedimenti autorizzativi) va nella direzione di garantire la conservazione dei boschi, dei pascoli, dei cespuglieti e di altri terreni vulnerabili nella loro estensione territoriale per le funzioni protettive (in particolare: la protezione dall'erosione), paesaggistiche ed ecologiche che essi esplicano; ma e' anche uno strumento a disposizione delle amministrazioni locali per conoscere meglio il proprio territorio negli aspetti agricoli e forestali e pianificarne in modo organico la gestione, non solo in termini di mera edificabilita'.
Per quanto riguarda l'incentivo alla gestione, si segnalano i seguenti punti (anche questi fondamentali per la tutela delle risorse forestali e pascolive):
- una riorganizzazione della pianificazione forestale su piu' livelli (regionale, di area omogenea, aziendale), come prefigurata nelle "Norme tecniche per la pianificazione forestale" messe a punto dall' IPLA su incarico della Regione Piemonte, e pubblicate in sintesi nel volume "I tipi forestali del Piemonte" (Assessorato Economia Montana e Foreste, 1997) tale da:
a) coprire tutto il territorio forestale e pascolivo piemontese, su proprieta' sia pubblica che privata;
b) individuare gli obiettivi gestionali da perseguire nelle diverse zone;
c) fornire gli indirizzi operativi generali, ove necessario dettagliabili con la pianificazione a scala di singola proprieta';
- un incentivo complessivo alla gestione forestale, organizzato su piu' aspetti:
a) il chiarimento che gli interventi selvicolturali, come definiti nella proposta di legge, non sono soggetti ad autorizzazione a fini idrogeologico, ne' paesaggistico-ambientale;
b) l'istituzione dell'Albo regionale delle ditte boschive, le uniche ammesse a realizzare interventi selvicolturali sui boschi di proprieta' pubblica;
c) l'incentivazione delle forme associate di gestione forestale;
d) il coinvolgimento formale delle categorie ed associazioni interessate alla tutela ed alla valorizzazione dei boschi e dei prodotti legnosi, tramite il Comitato Tecnico Regionale per le Foreste ed il Legno;
- la creazione di un sistema trasparente di finanziamento alle attivita' ed alle imprese del settore, compresa la formazione professionale, tramite:
a) le priorita' fissate dal Piano Forestale regionale;
b) il Fondo Forestale regionale;
c) il Fondo Migliorie Boschive a livello comunale;
una ristrutturazione dell'amministrazione forestale piemontese prevedendo:
a) l'istituzione dell'Azienda Regionale delle Foreste, per la gestione, anche con finalita' economiche, del demanio e dei vivai forestali regionali, i quali dovranno cedere il materiale vivaistico prodotto a prezzi di mercato, ponendo termine alla concorrenza sleale nei confronti dei vivaisti privati;
b) la creazione di un'amministrazione forestale regionale integrata a piu' livelli: centrale, intermedio, locale, per garantire un riferimento amministrativo unico per il cittadino, sufficientemente munito di organico e distribuito sul territorio, con facilita' di collegamento, scambio di informazioni e di personale tra centro e periferia.
Fondamentali saranno a livello periferico gli Uffici Tecnici Forestali, per il supporto tecnico ed il controllo della gestione forestale nei territori delle Comunita' Montane.
A questo proposito si ritiene necessario che la gestione del personale tecnico dell'Amministrazione Forestale Regionale, qualunque sia la strutturazione che si scegliera', dovra' essere integrata. Cio' significa che non si dovra' verificare il caso di tecnici forestali mai a contatto diretto dell'attivita' sul territorio, o di altri perennemente relegati nelle strutture periferiche.
La carriera del tecnico forestale, invece, dovra' sempre cominciare con una lunga esperienza di attivita' sul terreno; successivamente il tecnico potra' essere chiamato in uffici centrali a svolgere attivita' di coordinamento, senza mai perdere, peraltro, il contatto con l'attivita' di campagna.
L'utilita' di creare un sistema integrato discende dalle seguenti considerazioni:
1) la competenza professionale del dottore forestale non si costruisce unicamente sui libri, ma deve essere completata dall'esperienza acquisita con l'attivita' sul territorio (direzione di cantiere, direzione lavori, martellate, .....).
2) Le strutture centrali devono avere un costante collegamento con quelle periferiche, e viceversa.
Infine ci si vuole soffermare un attimo sul ruolo dell' IPLA SpA , istituito con l.r. 12/79, e fino ad oggi braccio tecnico della Regione Piemonte nella pianificazione territoriale, nella cartografia dei suoli, nella sperimentazione e divulgazione relative alla selvicoltura ed all'arboricoltura da legno, nella pianificazione forestale e naturalistica delle aree protette, compresa la redazione e la stessa attuazione dei piani di gestione.
Nell'ottica di massimizzare le sinergie, minimizzare la sovrapposizione di ruoli e competenze (e la possibile concorrenza sleale) con gli altri soggetti presenti in Piemonte (professionisti, uffici regionali, istituti di ricerca, ..), si ritiene che siano maturi i tempi per un suo ruolo istituzionale (non piu' societa' per azioni) con funzione di riferimento tecnico scientifico della Regione (messa a punto ed aggiornamento delle metodologie, gestione banche dati, collaudo di piani e cartografie, assistenza ai professionisti incaricati di rilievi, elaborazione e redazione di piani e cartografie) relativamente a: pianificazione e gestione forestale, pianificazione naturalistica delle aree protette, pianificazione e gestione faunistica, rilievo e cartografia dei suoli agricoli e forestali, sperimentazione e divulgazione.
Il personale dell'attuale IPLA potrebbe essere trasferito in un unico ente strumentale, per mantenere l'interdisciplinarieta' della struttura, all'Azienda Regionale delle Foreste, integrandone le competenze, oppure passare direttamente alle dipendenze delle competenti Direzioni regionali (in un Ufficio Pianificazione forestale nella D.R. EMF , in un Ufficio Suoli nella D.R. Prevenzione Rischio Geologico, in un Ufficio Pianificazione Naturalistica nel Settore Pianificazione Aree Protette, ecc.).
Considerazioni finali
Si ritiene particolarmente importante ed urgente che la Regione Piemonte si doti ora di una organica legge sulle "foreste" in quanto:
- entro 1 anno (autunno 2001) gran parte delle Comunita' Montane saranno dotate del Piano Forestale Territoriale, strumento di grande valenza per gli aspetti forestale (indirizzi e prescrizioni di intervento, in sostituzione delle autorizzazioni), dei pascoli e del ripristino ambientale. Tali Piani, senza una legge alle spalle che ne definisca la cogenza, sono destinati a restare in gran parte sulla carta, con ennesimo dispendio di risorse, di energie;
- poiche' con l'approvazione del Piano di Sviluppo Rurale 2000-2006 si sono resi disponibili significativi finanziamenti per la tutela e valorizzazione dei boschi e delle attivita' forestali, senza un'aggiornata normativa di riferimento ed un'amministrazione organizzata essi rischieranno di essere una valida occasione mancata.