Consiglio regionale
del Piemonte




Relazione alla Proposta di legge regionale n. 49.

Norme per la tutela della biodiversita'



Lo sviluppo delle biotecnologie porra' dei problemi alla biodiversita', e minaccera' la sopravvivenza delle specie animali e vegetali presenti nella nostra regione
Infatti lo sviluppo degli Organismi Geneticamente Modificati costituira' un impulso alle categorie produttive per rivolgersi primariamente a questi organismi anziche' continuare ad allevare o crescere le piante e le razze animali tradizionali. Il percorso e' quello cui si e' gia' assistito in agricoltura e zootecnia ma sara' sicuramente ancor piu' veloce e invasivo.
A partire dagli anni '60 si e' avuta l'espansione delle monocolture e di alcune razze nel campo dell'allevamento, a danno della varieta' e della molteplicita'.
In agricoltura il mais e' diventato la prima pianta italiana come prodotto ottenibile e ha letteralmente invaso i nostri terreni. In tutti gli altri campi, pero', si e' visto un percorso analogo, cosi' nella frutta dove la pluralita' delle varie specie si e' ormai persa e resistono nel mercato solo pochissimi cultivar e di questi praticamente solo uno o due rappresentano la maggioranza delle presenze.
Identica realta' si vive in zootecnia. La razza bovina piemontese e' diminuita in neanche venti anni ad un terzo della sua consistenza iniziale e la razza piu' numerosa e' la frisona, nei suoi diversi tipi, solo perche' meglio rispondeva alle richieste del mercato.
Con le biotecnologie questo processo sara' esaltato in quanto vi sara' un interesse quasi esclusivo verso le produzioni geneticamente trasformate che potranno avvantaggiarsi anche della pressante azione pubblicitaria svolta dalle multinazionali che sono le proprietarie di questa tecnologia specifica.
Questo percorso generera' pero' delle ricadute economicamente svantaggiose per il sistema agrozootecnico italiano. La forza delle nostre produzioni e' infatti legata principalmente alla varieta' e alla pluralita' delle produzioni che forniscono una ricchezza che solo altri paesi mediterranei condividono con noi, a differenza invece dei paesi del nord Europa dove i prodotti di derivazione agricola o zootecnia sono estremamente ridotti come numero. Per fare un semplice esempio si pensi all'enorme varieta' dei formaggi locali e tipici, direttamente legati anche alla varieta' dei nostri animali lattiferi, in confronto a quanto avviene in Gran Bretagna, dove i tipi di formaggi locali si contano sulle dita di una mano.
Ugualmente la ricchezza delle tipologie dei vegetali e dei frutti sono un valore immenso proprio della nostra penisola che corriamo il rischio di vedere depauperato.
Direttamente conseguente a cio' vi e' la crisi delle piccole medie aziende. Infatti i prodotti modificati geneticamente genereranno una spirale che tende a danneggiare i produttori, in quanto i semi e le spese delle coltivazioni aumenteranno il loro costo invece il prezzo di vendita tendera' a deprimersi. Cio' contribuira' alla crisi delle piccole e medie aziende che saranno costrette a chiudere a favore di quelle grandi, a volte legate a patrimoni economici al di fuori del mondo agricolo.
Un altro grave rischio legato alle nuove biotecologie e' quelle per cui lo studio degli organismi presenti in un determinato territorio sia il primo passo per l'appropriazione della disponibilita' dello stesso, che diventa cosi' di "proprieta'" di chi lo studiato e non di chi lo preservato per migliaia di anni.
Di fronte a queste problematicita' e' molto importante che la regione si adotti di strumenti in grado di sostenere le nostre produzioni tipiche e comunque raccogliere e custodire la grande molteplicita' del patrimonio genetico presente per salvaguardarlo e proteggerlo.
L'articolato che si propone vuole garantire la ricchezza biologica della Regione Piemonte, istituendo una banca del materiale genetico presente. Vengono cosi' identificate le strutture e l'organigramma della banca cui spetta la conservazione del patrimonio genetico e le figure che ne devono far parte.
In secondo luogo la legge tende a tutelare il patrimonio genetico dalla possibile acquisizione da parte di altri soggetti, quali eventuali societa' private, disponendo che esso non possa essere ceduto che per comprovati interessi della regione stessa.