Consiglio regionale
del Piemonte




Relazione alla Propota di legge regionale n. 405.

Celebrazioni per il 150. anniversario della concessione dei diritti civili e politici alle minoranze valdese e ebraica



Nei mesi di febbraio e marzo 1848 Carlo Alberto Re di Sardegna concede, in forme diverse, ma spinto da esigenze analoghe, i diritti civili e politici alle minoranze Valdese ed Ebraica dei suoi Stati. Con questo atto giuridico che si collocava nella scia della politica di tolleranza delle monarchie del XVIII secolo, veniva definitivamente superata la visione politico-culturale dell'Ancien Re'gime. Di questa visione dello Stato di tipo medievale protrattasi oltre la stessa Rivoluzione francese, era elemento costitutivo la religione di Stato, che veniva cosi' a costituire l'elemento unificante dell'intera comunita' nazionale
Nel caso del Piemonte la religione di Stato essendo quella cattolica romana le minoranze estranee a questa realta' religiosa ideale, quale l'Ebraica, o dissidenti rispetto ad essa, quale la Valdese, non potevano che essere tenute ai margini della vita associata, costituendo un elemento disgregatore di questa unita' ideale. Questa marginalita' civile, di fatto un'emarginazione, trovava espressione giuridica nella struttura del ghetto cittadino per gli Ebrei e nel territorio delle Valli alpine del Pellice Germanasca e Chisone per i Valdesi, dove era loro concesso risiedere e professare la loro religione dall'epoca del Trattato di Cavour del 1561. Collocata su questo sfondo la concessione dei diritti civili e di conseguenza la parita' giuridica riconosciuta a tutti i sudditi indipendentemente dalla confessione religiosa, significa assai piu' che l'applicazione di una norma giuridica ad alcune migliaia di sudditi; significa la fine e l'inizio di epoche storiche, la fine dell'Ancien Re'gime e l'inizio di uno Stato costituzionale di tipo moderno. Non e' un caso che questi editti di tolleranza religiosa avvengano proprio nell'anno 1848. Il ricordare oggi, a 150 anni di distanza, questi avvenimenti significa per la Regione Piemonte fare riferimenti a momenti fondanti della propria identita' moderna. Significa anzitutto prendere atto del fatto che il riconoscimento giuridico delle minoranze Valdesi ed Ebraica non concerne unicamente queste due comunita' ma l'intera societa' piemontese. Le vicende vissute nei secoli da questi piemontesi emarginati non e' infatti storia loro ma del Piemonte intero, l'intolleranza di cui sono state vittime, come la liberta' che viene loro concessa, e' patrimonio comune di tutti i piemontesi. Prendere oggi in considerazione questi avvenimenti significa dunque ricuperare una pagina significativa e positiva della memoria storica comune. La fine della segregazione giuridica deve essere seguita dalla fine della segregazione storica. All'apertura del ghetto fisico deve seguire quella del ghetto storico. E' da leggersi in quest'ottica la presenza del Capo dello Stato a Torre Pellice il 15 febbraio e il 4 marzo a Torino nel Tempio Valdese e nella Sinagoga Ebraica.
Ricordare questa data significa in secondo luogo riconoscere che il Piemonte ha con queste Leggi voltato una pagina della sua storia. Non e' solo mutata la condizione giuridica di poche migliaia di sudditi sabaudi ma quella di tutti i piemontesi. Non sono diventati piu' liberi solo Valdesi ed Ebrei, ma tutti gli abitanti della regione. Non a caso questo e' avvenuto nel contesto di due avvenimenti fondamentali: lo Statuto e l'inizio della guerra d'Indipendenza.
Passando da Stato Assoluto a Monarchia costituzionale, il Piemonte nasceva come Stato moderno e si poneva come punto di riferimento per la creazione di una Nazione italiana.
Significa in terzo luogo vedere, come videro gli esponenti piu' in vista del liberalismo piemontese, dai Marchesi Roberto e Massimo d'Azeglio a Brofferio, che la liberta' religiosa e' strettamente connessa con la liberta' civile.
Nel contesto della rivoluzione liberale e del nuovo Piemonte che stava sorgendo la liberta' limitata che si concedeva alle due minoranze religiose, costituiva un elemento essenziale della liberta' che il movimento liberale si proponeva di realizzare in Italia.
Ricordare le vicende, i dibattiti, le speranze del 1848 significa dunque per l'odierno Piemonte prendere coscienza, a 15o anni di distanza, di una pagina fondamentale della propria storia, del contributo di valori ideali dato alla nascita della Nazione italiana del proprio ingresso nel mondo moderno.
Il riferimento alla data del 1848 non ha pero' valore unicamente commemorativo e di riconoscimento del contributo che le minoranze Valdese ed Ebraica hanno dato allo sviluppo e alla crescita democratica della societa' piemontese e italiana. Significa anche porre all'attenzione dei cittadini il fatto che la liberta', come la intesero Valdesi ed Ebrei 150 anni or sono, va garantita dalla Legge e conquistata dai cittadini. La liberta' religiosa non e' infatti solo possibilita' di esprimere i propri valori, ma e' altresi' possibilita' e liberta' di inserirli in un rapporto di dialogo e di fattiva partecipazione alla crescita di una comunita' civile aperta e partecipe. Ricordare la pagina di storia piemontese di 150 anni fa puo' costituire cosi' riferimento esemplare per una storia piemontese di domani.